La peste di Londra di Daniel Defoe ai tempi del Coronavirus

La peste di Londra o Diario dell’anno della peste è il titolo di un romanzo storico pubblicato nel 1722 e scritto da Daniel Defoe, uno degli autori più importanti della letteratura inglese, autore del famosissimo Robin Crusoe. In questo particolare periodo storico in cui la diffusione del Coronavirus ha sconvolto la vita di tutto il mondo, sono tornati nelle classifiche dei libri più venduti titoli come “La Peste” di Albert Camus e “Cecità” di José Saramago. Avevo questo libro di Defoe e, preso dalla curiosità e con un po’ di soggezione l’ho letto tutto d’un fiato.

CONTENUTI DEL LIBRO

Il libro narra in prima persona le vicende legate all’epidemia di peste scoppiata in Gran Bretagna tra il 1665 e il 1666, che ha provocato la morte di circa 100.000 persone. La peste pare sia arrivata in Inghilterra dall’Olanda, attraverso le navi mercantili, anche se sono tutt’oggi incerte le cause.  A raccontarle è H.F., un personaggio immaginario, un sellaio, che vive a Londra e che registra scrupolosamente tutto quello che accade dai primi contagi alla fine dell’epidemia.

Nelle prime pagine del romanzo vengono riportati bollettini dei contagi, misure adottate dal regno, casi di ammalati. C’è anche il racconto nel racconto della fuga di un gruppo di uomini fuori da Londra per scampare al contagio. Il regno di Carlo II adottò una serie di iniziative per controllare il contagio, incaricò le parrocchie di svolgere azioni di monitoraggio e controllo. Chi mostrava i sintomi della malattia restava chiuso in casa, sorvegliata da un guardiano, e insieme a lui restavano isolati anche i membri della sua famiglia. Il protagonista del libro racconta episodi in cui le persone tentavano di fuggire e le case chiuse con le catene.

A Londra alcuni medici iniziarono a spacciare come rimedi formidabili intrugli e pozioni venduti a prezzi esorbitanti. I poveri bruciavano polvere da sparo e usavano catrame e spezie per “purificare” l’aria. C’era anche chi masticava aglio e fumava copiosamente tabacco.  L’equipe che si dedicava ai malati era composta da: un infermiere, un cerusico (medico) e un guardiano. Chi moriva veniva trasportato su un carro e degli addetti seppellivano i cadaveri in fosse. Alcuni, secondo il protagonista del romanzo, veniva addirittura sepolto ancora vivo.

Defoe nel suo romanzo scrive anche delle ripercussioni economiche che l’epidemia ebbe sui commerci inglesi. La Spagna e il Portogallo, ad esempio, bloccarono l’ingresso delle navi nei porti e moltissimi inglesi persero il lavoro a causa della peste. Molte maestranze divennero inutili dato che, con il blocco dell’economia, non erano più necessarie. Alcuni ricchi inviarono aiuti alle famiglie che rischiavano di non sopravvivere.

Molto presente nel romanzo è il riferimento al castigo divino e alla Provvidenza. Il protagonista della “Peste di Londra” crede fermamente che  la peste sia stata una punizione divina e gli aspetti medici del contagio soccombono alla visione religiosa dell’epidemia. Il romanzo si conclude con la fine dei contagi e con la ripresa delle attività che provocarono un’esplosione di gioia collettiva.

Perché LEGGERE QUESTO LIBRO

Il romanzo, letto in una fase storica dominata dal Covid-19, è certamente d’effetto. Oggi le conoscenze in campo medico, scientifico e tecnologico sono molto avanzate rispetto al diciassettesimo secolo e anche i mezzi di comunicazione permettono un aggiornamento in tempo reale della situazione. Eppure stupiscono le analogie che forse accomunano da sempre le epoche quando si è costretti a fronteggiare un’epidemia. Sorprendente ad esempio la somiglianza delle misure intraprese per combattere i contagi con quelle che si stanno vivendo in tanti paesi del mondo. La Peste di Londra è un piccolo romanzo che aiuta a conoscere un periodo storico triste per la Gran Bretagna; non dimenticando della nostra epoca così difficile e degli sforzi che tutti sono chiamati a compiere per sconfiggere questa nuova epidemia.