Se ChatGpt scrive libri

“Com’è inutile sedersi a scrivere se non ti sei prima alzato a vivere” scriveva Henry David Thoreau; ecco, è bene precisarlo, scriveva Henry David Thoreau. Invece dalla comparsa di ChatGpt non si può essere tanto sicuri su chi sta scrivendo cosa.

Il nuovissimo strumento che sta facendo discutere il mondo prevede, mediante l’uso di algoritmi, la creazione di risposte (per ora testuali) molto molto simili a quelle umane. Basta fare una domanda e quasi all’istante arriva la risposta, scritta talmente bene che ci si chiede ogni volta “come fa?”.

Ma cosa succederebbe se si chiedesse alla chat: scrivimi un racconto giallo? In un batter d’occhio arriverebbe la risposta con tanto di intreccio, personaggi e colpi di scena. Certo potrebbe non avere la trama del secolo, ma è pur sempre un racconto.

E cosa succederebbe se si decidesse di lasciar scrivere un intero romanzo a Chat Gpt? Probabilmente nulla, i lettori ci sarebbero comunque. Qualcuno forse ci ha già pensato, tanto che si rincorrono le notizie che parlano di libri pubblicati e scritti dall’intelligenza artificiale. La qualità della storia scritta sarebbe inferiore a quella prodotta da uno scrittore in carne e ossa? Da vedere. L’unico dubbio ad oggi certo è forse quello relativo al copyright, che giustamente sarà un argomento di sicuro discusso nel prossimo futuro.

Cosa distingue un’opera scritta da un essere umano da un’opera scritta da una macchina? Vengono in mente gli esperimenti taglia e cuci di William Burroughs, che ritagliava con le forbici le frasi di articoli di giornali e libri per rimetterle insieme in nuovi testi pazzeschi.

Quella però era Arte, i testi di Chat Gpt sono compilativi. Ecco, forse su questo si potrebbe intavolare un discorso. È arte quella prodotta dagli algoritmi? “Parole, colori, luci, suoni, pietra, legno, bronzo appartengono all’artista vivente. Appartengono a chiunque sappia usarli. Saccheggiate il Louvre!” così diceva Burroughs.