Albert Camus – La morte felice – Rizzoli 1971

FullSizeRenderLa morte felice è il primo romanzo dello scrittore francese Albert Camus e pubblicato 23 anni dopo la sua stesura, nel 1971,per Gallimard. Camus si è dedicato alla stesura del romanzo fra il 1936 e il 1938 per poi abbandonarla per dedicarsi al suo capolavoro Lo Straniero.

Il racconto è diviso in due parti, “Morte naturale” e “Morte cosciente”, entrambe di 5 capitoli. Il filo conduttore del romanzo, che ha come protagonista un giovane di nome Mersault, è la ricerca di una vita felice.

IMG_1333TRAMA. Nel primo capitolo Camus presenta il nucleo di Morte Naturale. Il protagonista Patrice Mersault (il nome è lo stesso del protagonista de Lo Straniero), modesto impiegato in ufficio ad Algeri, uccide il vecchio Roland Zagreus costretto sulla sedia a rotelle e gli ruba il denaro che custodisce in una cassa. Nei capitoli successivi viene presentato un lungo flash-back in cui è narrata l’esistenza di Mersault, la sua spenta relazione con Marthe, che gli parla di . Mersault frequenta per poco la casa di Zagreus e decide di rubare la sua fortuna dopo averlo ucciso con un colpo di pistola (similitudine con Lo straniero). 

Tutti conosciamo il detto “I soldi non fanno la felicità” e Camus vuole mostrare cosa accadrebbe invece nell’intimo di una persona che decide di rendere felice la sua vita sottraendo vigliaccamente del denaro ad un uomo dopo averlo ucciso.

Mersault lascia Martha e la città e si reca in Europa (Praga e Genova) dove, felice e pieno di soldi, vive in solitudine storie con prostitute e serate distorte dall’alcol. La sua salute però peggiora, sente sfuggire la felicità e decide di tornare ad Algeri spronato da alcune sue amiche che lo ospitano nella loro Casa davanti al mondo. Vivendo in comunità con le ragazze nella graziosa casa immersa nella natura Mersault intraprende una nuova ricerca della felicità, che aveva pensato di ottenere attraverso i soldi rubati a Zagreus. Ma neanche con le ragazze si sente soddisfatto, lascia la casa e si trasferisce (in completa solitudine) in una villa nei pressi della spiaggia allo Chenoua, dove riceve le visite della moglie Lucienne e delle tre amiche. In quella casa Patrice finalmente conoscerà la tanto ricercata felicità ma, proprio nell’intenso assaporare dei suoi giorni, si ammala gravemente. In punto di morte analizza tutta la sua vita e decide, in un estremo atto di felicità, di morire cercando di provare intensamente gli attimi che precedono la fine della sua esistenza.

Propongo un estratto delle ultime pagine de La morte felice in cui Mersault vive il suo ultimo giorno di vita:

…spirava e si voltava verso Lucienne. Allora sorrideva. E in quel viso che si sfaceva e sfuggiva da ogni parte, quel sorriso duro e lucido metteva una nuova forza, una gravità allegra.
« Va meglio? » diceva Lucienne con la sua voce spenta.
« Sì. » Allora tornava alla notte delle sue braccia. Al limite della forza e della resistenza, si congiungeva per la prima volta e dall’interno a Roland Zagreus, il cui sorriso all’inizio lo esasperava. Il suo respiro breve e precipitoso lasciava sul marmo del comodino un vapore umido che gli rimandava il suo calore. E in questo malsano tepore che saliva verso di lui, percepiva in modo più sensibile le punte gelate delle dita e dei piedi. Anche questo rivelava una vita, e in questo viaggio dal freddo al caldo, ritrovava l’esaltazione che aveva preso Zagreus, quando ringraziava ”la vita che gli permetteva di bruciare ancora”. Lo prendeva un amore violento e fraterno per quell’uomo che aveva sentito così lontano e capiva che, uccidendolo, aveva consumato con lui un matrimonio che li legava per l’eternità. Capiva che quel pesante itinerario di lacrime che in lui era come un sapore confuso della vita e della morte lo avevano in comune. E perfino nell’immobilità di Zagreus al cospetto della morte ritrovava l’immagine dura e segreta della sua vita. In ciò lo aiutava la febbre e con essa la certezza esaltante che aveva di conservare la propria coscienza fino all’ultimo e di morire a occhi aperti. Anche Zagreus aveva gli occhi aperti, quel giorno, e vi tremavano delle lacrime. Ma era l’ultima debolezza di un uomo che non aveva preso parte alla propria vita. Patrice non temeva questa debolezza. Nei colpi del suo sangue febbricitante che si fermava sempre a qualche centimetro dai confini del suo corpo, capiva ancora che questa debolezza non l’avrebbe avuta. Perché lui aveva fatto la sua parte, aveva compiuto l’unico dovere dell’uomo che è soltanto quello di essere felice. Non per molto tempo, certo. Ma il tempo non conta. Può essere soltanto un ostacolo, oppure non è più nulla. Aveva distrutto l’ostacolo, e quel fratello interiore che aveva generato dentro di sé, poco importava se due o vent’anni fa. La felicità era che fosse stato.
Lucienne si alzò e coprì le spalle di Mersault da cui era scivolata la coperta. A quel gesto ebbe un brivido. Dal giorno in cui aveva starnutito sulla piazzetta vicina alla villa di Zagreus, fino a quel momento “, il suo corpo l’aveva servito fedelmente e l’aveva aperto al mondo. Ma contemporaneamente continuava una sua vita, distaccata dall’uomo che rappresentava. Attraverso questi pochi anni aveva portato avanti una lenta decomposizione. Adesso aveva concluso la sua parabola e si teneva pronto ad abbandonare Mersault e a restituirlo al mondo. In quel brivido improvviso di cui Mersault era cosciente, notava ancora una volta quella complicità con cui avevano ottenuto tante gioie. Per questa sola ragione Mersault accettava questo brivido come una gioia. Cosciente, e bisognava esserlo senza inganni, senza viltà, solo a solo, a tu per tu col suo corpo, con gli occhi aperti sulla morte. Era una faccenda tra uomini. Nulla, né un amore né una cornice, ma un deserto infinito di solitudine e di felicità in cui Mersault giocava le sue ultime carte. Sentiva il suo respiro farsi più flebile. Aspirò una boccata d’aria e in questo movimento tutti gli organi del suo petto rantolarono. Si sentiva i polpacci gelati e le mani insensibili. Faceva giorno.