Su questo blog ho già scritto di Sepulveda, del suo romanzo il vecchio che leggeva romanzi d’amore, ma questo libro è completamente diverso.
Si legge in una notte, i capitoli si alternano in modo incalzante e il punto di vista della narrazione non è unico e questo permette di saltare da una stanza d’ufficio in Germania al Sudamerica insieme ai protagonisti, spietati assassini o avidi funzionari, alla ricerca del tesoro.
TRAMA di UN NOME DA TORERO
Un nome da Torero è un noir, e il nucleo principale intorno al quale ruotano tutte le vicende è affascinante quanto misterioso: il trafugamento di 63 monete d’oro nella Germania nazista.
Ma il furto non è passato inosservato. Tutti conoscono la vicenda, anche i servizi segreti. E mentre la Germania cambia pelle, dopo la caduta del Reich e del muro di Berlino, c’è ancora chi vuole impadronirsi delle monete ed è disposto a tutto pur di appropriarsene.
Così un tale di nome Kramer, capo del Dipartimento per le indagini Oltremare del Lloyd Anseatico assolda un ex guerrigliero cileno, Juan Belmonte (stesso nome del famoso torero).
Belmonte lavora in un locale di Amburgo e, spinto dalla voglia di rivedere la sua fidanzata Veronica rimasta in Cile e minacciato da Kramer che conosce tutto del suo passato di guerrigliero, si mette alla ricerca di Hans che vive nella Terra del Fuoco con una donna, sotto falso nome.
Juan Belmonte è il protagonista vero del romanzo, è un personaggio disilluso, che ha combattuto in america latina insieme ai guerriglieri per il comunismo e che ha visto crollare tutte le sue certezze. Finito in Germania a lavorare in un locale a luci rosse di colpo viene catapultato in una caccia al tesoro pericolosa e sinistra. Spinto dalla prospettiva di rivedere la donna che aveva amato, Veronica, e che era rimasta in Cile tormentata da problemi psicologici, accetta l’incarico e i tutti i rischi.