Transilvania on the road. DAY-1 On the way to Timisoara

Per mettersi in viaggio c’è bisogno della nostalgia di qualcosa.

Nella maggior parte dei casi, ciò che spinge un uomo a partire, è un’insensata voglia di equilibrio, la ricerca di risposte, o semplicemente la malinconia di un ricordo ormai passato. In ogni caso, c’è sempre una motivazione, una sorta di forza motrice, che spinge l’animo dei più intraprendenti a decidere di partire. L’estenuante bisogno di dover pensare al futuro ci porta a dimenticare di viver il presente. La routine costruisce una sorta di gabbia mentale che, seppur impercettibile, ci distrugge lentamente. E’ in questi momenti, soffocato dalla monotonia, che cerco di evadere…viaggiando.

Vi ho lasciati alla fase 1 del viaggio, quando lo si sogna, lo si desidera, lo si aspetta.

I giorni che mi separavano dalla partenza, non erano tanti, ma si sà, quando si attende con ansia qualcosa, tarda ad arrivare, i minuti si trasformano in ore, le ore in giorni e cosi vià. Ma alla fine di tutto, il tempo implacabilmente passa, e finalmente arriva il momento della partenza.

24.04.2017 L’aereo decollava alle 10 dall’aeroporto di Bergamo, alle 5 ero balzato giù dal letto.

Lo zaino, il mio unico compagno di viaggio con il minimo indispensabile, era già pronto in un angolo ad aspettarmi.

Controllai rapidamente le ultime cose, e uscii di casa. Le alternative erano prendere il taxi che mi avrebbe portato in pochi minuti alla stazione centrale di Milano, o raggiungere la destinazione a piedi.

Optai per la seconda, l’adrenalina già scorreva nelle vene offuscando quel che bastava la ragione.

Durante il tragitto, ascoltai musica, rilassai mente e spirito e pensai unicamente alla rara bellezza avvolta dal mistero che solo la Transilvania mi avrebbe potuto regalare.

Con largo anticipo arrivai in aeroporto di Orio al Serio (Bergamo), concedendomi il tempo necessario per far ciò che più amo durante un’attesa, leggere storie di viaggi.

L’aereo partì in orario e trascorsi la durata del viaggio alternando il piacere di una buona lettura all’osservazione con stupore dei paesaggi fuori dal finestrino.

Nei tempi previsti arrivai a Timisoara, il tempo di uscire dall’aereo e fui travolto da una scarica di energia.

Diversamente da quanto si possa pensare, mi sentii da subito a casa, come se quel posto già lo conoscessi. L’accoglienza fu immediata e inaspettata, la gente del posto era così gentile ed ospitale.

Impressione sbagliata? Tuttavia ero intenzionato a conoscere a fondo la Romania, le sue particolarità, la sua gente.

Presi un bus di linea che collegava l’aeroporto al centro, immergendomi fin da subito nella cultura del posto. Cercai di instaurare un contatto con la gente locale, e con grande stupore mi ritrovai circondato da tanti connazionali.

Perché sì, Timisoara, capitale nel nordest della Romania, da circa 20 anni è diventata meta di tanti imprenditori italiani, 10.000 secondo il censimento 2016.

Capì fin da subito che il mio inglese maccheronico, questa volta, non sarebbe stato di grande aiuto.

Arrivai in 15 minuti a Piata Libertati,  quello che fino a quel momento pensavo fosse il centro della città.

Rimasi esterrefatto, mi guardai attorno e l’unica domanda che pensai fu:

“come può una città con più di 300.000 anime avere una piazza del genere?”

Trovai davanti ai miei occhi un’ampia piazza spoglia attraversata dal tram circondata da palazzi di colori diversi, ma non in tono l’una con l’altra, con segni evidenti di un’economia vittima ancora dei fantasmi del passato, con al centro una statua e qualche panchina.

Il cielo grigio rispecchiava il mio stato d’animo, e le persone presenti si contavano sulle dita della mano, eravamo in 4 (forse anche per via  dell’ora di punta): due ragazze che se la ridevano su una panchina, un signore con evidenti problemi impegnato a parlare solo, ed io, con lo zaino ancora sulle spalle.

Decisi allora di sedermi ed organizzare le idee, nonché trovare un posto dove passare la notte. Neanche il tempo di iniziare la ricerca su internet (solitamente utilizzo il sito Hostelworld) che fui avvicinato proprio dal signore che parlava da solo.

Iniziò un monologo solitario, inizialmente in rumeno, con lo sguardo perso. Ero dubbioso se fosse perso nell’alcool o fosse semplicemente così come si presentava. Gesticolai perchè non capivo, e fu proprio allora che lui iniziò a parlare in italiano, come se nella sua strana pazzia, avesse capito che fossi italiano.

Ripetei il gesto di non capire, mi alzai e mi incamminai verso le ragazze. Ero alla ricerca di informazioni, volevo scoprire altroMi indicarono una strada da prendere che mi avrebbe portato nella piazza principale. Le lasciai nei loro discorsi e risate quasi snervanti, iniziando a dubitare che mi stessero prendendo per i fondelli.

fonte: lettera43.it

Mi incamminai, attraversando una strada sormontata da un numero imprecisato di ombrelli di differenti colori, un’istallazione artistica, che regalavano un po’ di luce, e così mi ritrovai, finalmente, in Piaţa Victoriei.

Disegnata nel lontano 1906, Piazza della Vittoria è dominata al lato dalla cattedrale ortodossa, dall’altro dal Teatro dell’Opera Romeno  e divisa in due parti da un giardino ben curato.

Regalava una vista spettacolare frutto di un’architettura ben studiata.

Finalmente la mia ricerca, stava dando i suoi frutti.

Continua ……

Viaggiando nell’immensa Transilvania, i miei occhi hanno assistito a paesaggi mozzafiato, ho vissuto esperienze indimenticabili, percorrendo 1200 km in 7 giorni.