Giuseppe Ungaretti

Giuseppe Ungaretti e l’omosessualità

In Comizi D’amore, film-documentario diretto da Pier Paolo Pasolini nel 1965, spicca l’intervista del poeta friulano a un altro poeta: Giuseppe Ungaretti. Inserita in “Ricerche 2. Schifo o pietà?” l’intervista a Ungaretti verte sulla “normalità” e “anormalità” sessuale, due temi “tabù” in una società italiana conservatrice e omofobia (l’omosessualità sarà finalmente rimossa dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, solo nel 1973). 

Le parole di Ungaretti, all’epoca settantasettenne, sono molto significative. Il poeta è convinto della diversità di ciascun essere umano, diversità che ci porta tutti a essere anormali e in contrasto con la natura. E se la normalità non esiste, perché continuare a sentirsi normali e scioccamente dalla parte del giusto?

 Con queste parole viene introdotta l’intervista a Giuseppe Ungaretti: “Appurato che gli italiani, di fronte a delle domande generali oppongono una serie di innocenti e un po’ balordi NO COMMENT, vediamo un po’ che cosa succede di fronte a una domanda precisa, brutale, bruciante, come, per esempio, l’omosessualità.”

Pasolini: Ungaretti, secondo lei esiste la normalità e l’anormalità sessuale?

Ungaretti: Ogni uomo è fatto in un modo diverso, dico nella sua struttura fisica è fatto in un modo diverso. Fatto anche in un modo diverso nella sua combinazione spirituale, quindi tutti gli uomini sono a loro modo anormali. Tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura e questo sin dal primo momento, con l’atto di civiltà, che è un atto di prepotenza umana sulla natura. E’ un atto contro natura.

Pasolini: Le chiedo di dirmi qualcosa a proposito di norme e trasgressione della norma, sulla sua esperienza intima e personale.

Ungaretti: Sono un poeta e incomincio col trasgredire tutte le leggi facendo della poesia. Ora sono vecchio e non rispetto più che le leggi della vecchiaia, che purtroppo sono le leggi della morte