Stendhal, La Certosa di Parma. Recensione

 

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Ho appena finito di leggere La Certosa di Parma di Stendhal. Ero abbastanza titubante quando ho deciso di dedicarmici circa un mese e mezzo fa; avevo appena divorato L’estate del cane bambino di Laura Toffanello e Mario Pistacchio e Il compagno di Cesare Pavese e l’idea di addentrarmi in una storiona ottocentesca all’inizio mi aveva un po’ spaventato ma devo ammettere che la lettura di questo romanzo è stata molto piacevole.


Fonti del romanzo. Si dice che La Certosa di Parma sia stato un romanzo scritto tutto d’un fiato. Stendhal lo avrebbe scritto tra il 4 novembre e il 26 dicembre del 1838 a Parigi, recluso volontariamente in rue Caumartin. In preda all’ispirazione si dice che in realtà non l’abbia neppure scritto ma dettato a un copista, al quale insieme alla servitù era concesso entrare nella sua stanza. Ma se è vero che lo stesso Stendhal partiva sempre da elementi e idee ben chiare su cui sviluppare una storia, come per Il Rosso e il Nero il fatto di cronaca relativo all’omicidio commesso da Bernet ai danni della moglie pubblicati nella Gazzette des Tribunaux, anche per La Certosa di Parma Stendhal era partito da una serie di idee ben precise. Sul manoscritto Le origini delle grandezze di casa Farnese, da lui fatto ricopiare, Stendhal infatti scrisse “farne un romanzetto”.

Le analogie tra la trama La Certosa di Parma e la vicenda narrata nel manoscritto sono . Ne le origini delle grandezze di casa farnese sono raccontate le vicende avvenute nel sedicesimo secolo di Alessandro Farnese, che diventa papa grazie all’aiuto di sua zia, che aveva una importante relazione col cardinale Rodrigo Borgia. Ne La Certosa di Parma Fabrizio del Dongo diventa mondignore grazie all’abilità di sua zia duchessa Sanseverina, amante del conte Mosca primo ministro del sovrano di Parma.

Il rapporto tra Alessandro Farnese e sua zia e Fabrizio del Dongo e la duchessa Sanseverina è caratterizzato da un profondo affetto. C’è da evidenziare come nel manoscritto emerge la storia d’amore segreta tra Alessandro è una donna nobile di nome Creria, così come quella di Fabrizio nel romanzo di Stendhal con la giovane Clelia.

Trama. Il romanzo è suddiviso in due libri. Nel primo è narrata l’infanzia di uno dei protagonisti Fabrizio del Dongo, la sua avventurosa partenza da volontario alla battaglia di Waterloo, il primo incontro del tutto casuale con Clelia figlia del governatore Conti, il suo ingresso a Parma da monsignore e la sua continua ricerca dell’amore. Fabrizio è smanioso di conoscere l’amore e nel primo libro quella che sarà in futuro la sua vera amata sfiora soltanto la sua esistenza. Corteggia Marietta Valserra, una giovane attrice, e per lei uccide il suo amante Giletti. Poi s’infatua senza successo di un’avvenente cantante di nome Fausta. Nel secondo libro viene arrestato e rinchiuso nella cittadella di Parma a causa dell’omicidio di Giletti. Dalla sua cella si innamora di Clelia Conti, la griglia del governatore. Con lei comunica a gesti e attraverso un ingegnoso codice segreto. Riesce ad evadere e grazie alla zia Sanseverina e all’amante conte Mosca torna a Parma, riscuotendo un enorme successo a corte e in città grazie alle sue doti di oratore. La sua Clelia nel frattempo è diventata marchesa Crescenzi ma la riesce comunque ad amare di nascosto. Ha un figlio con lei di nome Sandrino, che però cresce il marchese Crescenzi convinto che fosse suo. Il loro amore acquisisce venature tragiche quando alla fine, tentando un ultimo di sperato tentativo per vivere insieme, fingono la malattia del bambino per scappare da Parma. Sandrino si ammala davvero e muore, portando alla disperazione Clelia che perderà la vita subito dopo. Il povero Fabrizio si ritirerà nella Certosa di Parma e dopo solo un anno morirà anche lui.

Impressioni. A far da sfondo alla vita di Fabrizio, dalla sua infanzia alla sua morte sono senza dubbio gli intrighi e e le convenzioni tipiche degli ambienti di corte. Fabrizio pagherà a caro prezzo proprio la straordinaria abilità diplomatica e mondana di sua zia Sanseverina, che nutre per lui un affetto smisurato, tanto da avere tutte le caratteristiche di un amore. La sua ricerca della donna amata è ostacolata, dalla posizione sociale, dalle parentele, dagli intrighi di palazzo. E alla fine si dovrà arrendere alla realtà. Solo e senza Clelia morirà, consapevole di aver vissuto la felicità solo rinchiuso in una prigione a Parma, dalla quale poteva dichiarare tutto il suo amore per la sua Clelia.

L’ottavo giorno della prigionia di Fabrizio, Clelia ebbe una buona ragione di vergognarsi: assorta nei tristi pensieri, guardava fisso il portello che nascondeva la finestra del prigioniero, il quale, quel giorno, non aveva ancora dato segni di presenza; ma all’improvviso egli tolse dal portello un piccolo riquadro di legno, poco più grande di una mano; la guardò con aria lieta, e lei vide i suoi occhi che la salutavano. Non riuscì a sostenere la prova inattesa. Si volse immediatamente verso i suoi uccelli e cominciò a governarli, ma tremava al punto che fece cadere in terra l’acqua che avrebbe dovuto versare loro, e Fabrizio potè rendersi perfettamente conto della sua emozione. Clelia non sopportò quella situazione, e decise la fuga. Fu quello, senza possibili confronti, il più bel momento della vita di Fabrizio. Se gli fossero venuti a offrire la libertà, mio Dio, con quanto slancio l’avrebbe rifiutata!