Il futuro della Poesia

Volevo segnalare un interessate articolo apparso su L’Unità di domenica 4 ottobre 2015 scritto da Alessandro Agostinelli. Il pezzo si intitola “La fine della poesia l’oblio del pensiero” e al suo interno l’autore si interroga sulla condizione attuale della poesia, sulla sua efficacia rispetto al passato e, soprattutto, su quali strade deve oggi percorrere per far sentire ancora la sua voce.

Quando parliamo di poesia è fin troppo palese che abbiamo a che fare con un genere non proprio in voga. L’articolo spiega che la poesia attualmente cerca di sopravvivere grazie a circa due milioni di poeti che investono auto-pubblicandosi e alle collane editoriali.

Nel pezzo Agostinelli si chiede quale può essere la salvezza della poesia, la sua “nuova” collocazione, che in verità consiste in una riscoperta. Partendo dal ruolo centrale della parola nella poesia, questa parola deve essere quanto mai esatta, precisa, per evitare la sua fine. Inoltre urge una nuova collocazione della poesia in modo che possa arrivare a tutti.

Questa collocazione la offrono (in parte) i mezzi di comunicazione moderni. L’intuizione davvero formidabile di Agostinelli è quella di pensare ad una poesia che torni a cantare, a far sentire la sua voce fisica o “la viva voce”.

In sostanza una poesia che si esprima grazie alla potenza della voce nelle piazze e nei luoghi in cui si possa ascoltare, prima che leggere.
Trovo lo spunto assolutamente condivisibile, una riflessione lucida e precisa.