RACCONTO. I Quadri dei santi (PARTE 1)

Quando Suor Giulia si svegliò, guardò istintivamente l’orologio appeso alla parete, erano le dieci e mezzo. Qualcuno bussava con tutta l’energia che aveva in corpo alla porta del convento e lei, per non svegliare le altre suore, decise di andare ad aprire senza far rumore.


Arrivata alla porta, guardò insospettita nell’occhiolino: era Italo, il vecchio giardiniere che abitava di fronte, aveva l’aspetto abbastanza sconvolto. 
Suor Giulia aprì lentamente il pesante portone e l’uomo, molto affannato disse subito:
-Buonasera Sorella, mi perdoni per l’orario…-
-Non ti preoccupare Italo, dimmi, cosa cerchi?-
-Ho un disperato bisogno di aiuto! Non so come spiegarglielo…-
-Entra pure-, disse gentilmente la suora – cosi mi spieghi tutto-.
Italo entrò nel convento, tutte le luci al suo interno erano spente, c’era un’atmosfera strana e mistica, si sentiva il silenzio vero in quel posto.
-Seguimi-.
Suor Giulia procedeva a passo lento davanti a lui, procedeva in penombra tra le salette e i corridoi del convento, era di corporatura robusta, con un paio di occhialoni da vista; era però impossibile capire quanti anni avesse, un pò come per le suore in genere.

Dopo aver attraversato un corridoio, aprì una porta e accese la luce, Italo si guardò intorno; gli occhi imperturbabili dei santi raffigurati sui  quadri appesi alle pareti lo guardavano e lo giudicavano, si sentiva a disagio, sembrava che fosse nudo in mezzo a una ventina di persone, impacciato come un bambino.
Entrarono in piccolo ufficio, c’erano una scrivania e un paio di sedie.

-Allora spiegami, cos’è che ti turba? Ti ho visto parecchio preoccupato-. Disse la suora; le sue parole ruppero all’improvviso il
silenzio della stanza facendo sobbalzare italo, imbambolato in quell’ atmosfera surreale.
-Ah si, allora, sorella io ultimamente non riesco a, diciamo, sono
un po’ a corto di denaro- balbettò.
-Denaro?! Il suo lavoro da giardiniere non procede bene?- chiese
Suor Giulia tutta tranquilla.
-Beh non proprio, ormai la concorrenza è altissima…capisce?-
-Si, si, capisco-
-Lei sa che sono stato sempre disponibile quando Madre
Superiora chiedeva di potare le piante del giardino, risistemare le
aiuole eccetera-
-Oh certo, ricordo benissimo-
-ecco, perfetto. Adesso vi chiedo un piccolo favore, mi servono dei
soldi, mia figlia Flavia domani mattina dovrà andare al dentista.-
Italo sentiva di essere convincente, se fosse riuscito a farsi dare
quel denaro avrebbe sistemato molte cose.
-Dirnmi, quanto ti serve- chiese la suora.
-Non molto, 500 mila lire, so che per voi è difficile ma vi prego, sono indispensabili-
-Non pregare me, prega il signore-
-Ah si certo, lo sa che sono un buon cristiano-
-questo lo so, facciamo cosi, i soldi te li posso dare ma mi devi promettere che domani pomeriggio verrai, abbiamo quel ciliegio che ha bisogno di una bella ripulita-
-Sicuro sorella, domani alle tre e mezzo sarò da voi-
-Perfetto-, Suor Giulia aprì un cassetto della scrivania, tirò fuori un piccolo contenitore di metallo e prese i soldi che vi erano
all’interno.
-Ecco a te italo, mi raccomando, domani pomeriggio-
-Ci conti suora, la ringrazio immensamente e domani vi farò un ottimo lavoro nel vostro giardino.

La suora si alzò dalla sedia e italo mise in tasca i soldi, attraversarono nuovamente il corridoio e, in un batter d’occhio, si ritrovarono al portone del convento.
-Buonanotte sorella, la ringrazio ancora-
-buonanotte Italo, salutami la piccola Flavia, a domani!-
Appena sentì chiudere la porta scese di corsa le scale e, una volta
solo in mezzo al cortile, tirò fuori i soldi dalla tasca.
“500 mila lire! Che fortuna, che fortuna!” pensava tra se mentre guardava entusiasta le banconote. La calma notturna della città era turbata da un vento fortissimo, intorno a luic’era un deserto buio e l’eco dei suoi passi echeggiava per diversi isolati mentre lentamente si avviava verso il bar.

Lungo il tragitto ripensò ai quadri dei santi, i loro volti lo avevano
scosso, sentiva dentro di se che i loro occhi lo guardavano anche lì, erano dappertutto, non poteva nascondersi.
Arrivato al bar, entrò subito, un fumo denso copriva il bancone e i tavolini, le voci pesanti degli avventori rimbombavano tra le quattro pareti ingiallite.
Al tavolo in fondo c’erano ancora loro,i quattro giocatori di poker, avidi di denaro, con i loro sigari puzzolenti e le camicie sbottonate.
Si avvicinò a uno di loro e disse: -Ecco i vostri soldi, sono 400 mila
lire, contenti?-
-caro Italo, amico mio, se perde deve pagare, le regole non le abbiamo inventate noi.- rispose quello, poi gli sputò in faccia il fumo nauseabondo del suo sigaro.
“maledetto ladro” disse tra sé Italo.
L’uomo scoppiò a ridere,-non si arrabbi, vuole la rivincita?
-Certo che voglio la rivincita, e questa volta metto 100 mila lire-
-Come vuole- rispose col fumo che passava tra i suoi denti e le narici.

Iniziarono a giocare di nuovo, la notte era ancora lunga. Italo
sapeva che quelli erano gli ultimi soldi che aveva, sua figlia aveva
davvero bisogno di quell’intervento ai denti, il suo lavoron non andava più a gonfie vele come in passato ma il gioco, quel gioco, era la sua speranza.
Non era la serata buona, la partita procedeva male, i soldi iniziarono a diminuire, poi finirono e infine sopraggiunse la disperazione; gli avversari al tavolo parlottavano tra loro spavaldi, avevano vinto tutto e contavano i soldi schiamazzando e urlando, bevendo a piccoli sorsi i loro liquori torbidi nei bicchieri scheggiati.
Italo aveva capito che era finita, si alzò dalla sedia come uno
straccio, s’infilò la giacca e si avviò verso l’uscita del bar; aperta la porta, uno degli uomini contro cui aveva giocato gli si piazzò davanti,
-Ehi dove vai?-
-Me ne vado a casa, togliti di mezzo-
-Devi ancora pagare-
-Pagare?! Ma se vi ho dato tutto-
-Ci devi ancora 200 mila Iire, credi che siamo stupidi?-

CONTINUA