I colori di Rimbaud

Non so quanti di voi abbiano mai avvertito involontariamente l’associazione tra parole e suoni o parole e colori. In medicina la sinestesia designa quel fenomeno secondo il quale a una precisa sensazione, che può essere visiva, auditiva o interessare altri sensi, si associa un’altra di natura sensoriale diversa. Ad esempio a uno stimolo acustico avviene l’insorgenza di un’immagine visiva.
Quando si verifica questo fenomeno nella percezione avviene una contaminazione dei sensi.

Se si considera la sinestesia come associazione di stimoli non si può ignorare la sua importanza quando si parla di poesia.
Charles Baudelaire, in un sonetto dal titolo Corrispondenze contenuto ne I Fiori del male, aveva specificato che tra gli elementi della natura esistono rapporti segreti e oscuri, che spesso danno vita a un miscuglio difficile da decifrare, per chi non è poeta.

CORRISPONDENZE

La Natura è un tempio dove incerte parole
mormorano pilastri che sono vivi,
una foresta di simboli che l’uomo
attraversa nei raggi dei loro sguardi familiari.

Come echi che a lungo e da lontano
tendono a un’unità profonda e buia
grande come le tenebre o la luce
i suoni rispondono ai colori, i colori ai profumi.

Profumi freschi come la pelle d’un bambino
vellutati come l’oboe e verdi come i prati,
altri d’una corrotta, trionfante ricchezza

che tende a propagarsi senza fine- così
l’ambra e il muschio, l’incenso e il benzoino
a commentare le dolcezze estreme dello spirito e dei sensi.

In una poesia del poeta francese Arthur Rimbaud dal titolo Vocali del 1871 questi rapporti vengono messi nero su bianco. Rimbaud infatti scruta precise corrispondenze tra colori e vocali, tra elementi naturali e grafici.
La sinestesia dunque è svelata e con lei lati fino a prima oscuri della realtà.

VOCALI

A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali,
io dirò un giorno i vostri ascosi nascimenti:
A, nero vello al corpo delle mosche lucenti
che ronzano al di sopra dei crudeli fetori,

golfi d’ombra; E, candori di vapori e di tende,
lance di ghiaccio, bianchi re, brividi di umbelle;
I, porpore, rigurgito di sangue, labbra belle
Che ridono di collera, di ebbrezze penitenti;

U, cicli, vibrazioni sacre dei mari verdi,
quiete di bestie ai campi, e quiete di ampie rughe
che l’alchimia imprime alle fronti studiose.

O, la suprema Tromba piena di stridi strani,
silenzi attraversati dagli Angeli e dai Mondi:
– O, l’Omega, ed il raggio violetto dei Suoi Occhi!